31 agosto 2008

.they will never know




They will never know the beauty of this place
see the seasons change
enjoy nature's chorus.
All we enjoy we owe to them
men and women who lied buried
in the earth of foreign lands and in the seven seas.
Dedicated to the memory of canadians
who died in the service of their country
and so preserved our heritage.




Because Canada is not only a great country, is not only a bunch of wonderful people...because Canada is not only green neverending forests, high, snowy and fierce mountains, peaceful oceans and powerful rivers...because Canada is not only bears, wolves, cougars, seals and sea-lions.
Because Canada is an Idea, and it's the best idea I've ever been involved in.

5 luglio 2008

.quando

.quando sembra che tutto perda l'importanza che tu gli avevi attribuito

.quando non riesci più a rallegrarti delle gioie degli amici e a rattristarti delle loro delusioni

.quando le motivazioni che ti spingevano avanti ora sembrano afferrarti le caviglie per rallentarti il cammino

.quando le priorità non riescono più a trovare spazio nell'inconcludenza delle tue giornate

.quando il cinismo e il distacco sono gli stati d'animo che troppo spesso ti appartengono

.quando la voglia di prenderti delle responsabilità viene meno



.quando succede tutto questo si avrebbe proprio bisogno di sapere come cambiare

5 maggio 2008

I hold my breath...

...and hope

24 febbraio 2008

.londoN ovErdrIve

Il buio che mi circondava era rotto solo da una fioca luce blu al neon proveniente da una stanza di fronte a me giusto qualche metro. Varcata la soglia non volevo credere a ciò che mi si presentava innanzi: un vecchio proiettore di pellicole cinematografiche con al suo fianco, seduto con le gambe sulla scrivania e intento a leggersi un libro e a farsi i cazzacci suoi, Steven Battharoland.
Non capii come tutto ciò fosse potuto accadere, finchè non sentii una voce, proveniente dalla radio che l'amico proiezionista si portava appresso. Una dj scandiva con accento puramente british le notizie del giorno e annunciava la prossima canzone: "Over the hills and far away", Led Zeppelin. In quel preciso istante realizzai, ero in London!

Salutai Steven che nel frattempo non si era accorto di nulla e appena mi vide disse: "hey bro, cosa ci fai da queste parti?". Iniziammo a parlare delle cose toste di cui si parla di solito, finchè a un certo punto mi affacciai dalla finestra per guardare che film stessero guardando in sala; il batta prontamente mi illuminò: "Classica merdata Bollywoodiana". In quel momento i titoli di coda iniziarono a scorrere sullo schermo e pochi secondi dopo 4 intere scuole di karate, tutte composte da adolescenti nei loro kimono, si alzarono dalle loro poltrone e cominciarono a sfasciare tutto quello che capitava loro a tiro. La maschera si avvicinò prontamente alla sala di proiezione per riferire a Steven di chiamare la sicurezza, cosa che fece, con la calma olimpica e la morigeratezza che in parte io gli ho insegnato, in un perfetto accento britannico, che nulla aveva da invidiare alla dj che poco prima avevamo udito.

Senza sapere come sarebbe andata a finire la rissa scatenata nel cinema, uscimmo e ci riversammo nelle strade notturne di non so quale zona di Londra, che tanto avevano ancora da offrire quella notte. Fu qualche isolato dopo, parlando di buona musica rock e provandoci con le turiste e le autoctone in giro, che il batta fece una scoperta del tutto inaspettata: io passavo del tutto inosservato in giro per le strade, non perchè ero un fottuto cagazzillo (la spiegazione più logica), ma per il molto più semplice motivo che ero invisibile.

Con la coscienza dei miei soprannaturali poteri ci infilammo da Selfridges (mi pare fosse quella l'insegna che vidi entrando nel grande magazzino) e io mi misi a spogliare nei corridoi tutte le inconsapevoli donzelle giunte a fare shopping, con estrema soddisfazione del mio compagno di venture. Le cose si persero così in un degenero che non ricordo chiaramente.

La mia visita si chiuse per le strade della city: il batta si congedò dicendo: "hey bro, io mi devo svegliare, che stamttina ho un appuntamento con una venezuelana conosciuta a scuola di inglese", così io risposi: "dai man, prima mi accompagni in qualche posto per gente giusta e poi te ne vai a letto, che io non so quando mi capita ancora di sognare di venire a trovarti in London".

That was only a London Overdrive.

On air "Over the hills and far away" - Led Zeppelin

21 febbraio 2008

.30 days of night



Regia: David Slade
Sceneggiatura: Steve Niles
Fotografia: Jo Willems
Montaggio: Art Jones
Musica: Brian Reitzell
Interpreti: Josh Hartnett, Melissa George, Danny Huston, Ben Foster, Manu Bennett
Nazione: USA
Anno: 2007
Durata: 113'

Sull'onda del successo riscosso dalle mie recensioni, continuo con la review dell'ultimo film che l'Ariston Multisala mi ha gentilmente "offerto".
I pregiudizi che mi accompagnavano varcando la soglia di sala 5 dell'Ariston sono stati solo in parte rispettati.

Barrow, Alaska - Uno dei villaggi più a Nord del mondo ogni anno si trova per un mese a dover fare a meno della luce solare. Anche se con un po' di ritardo, un gruppo di vampiri capisce di poter sfruttare a proprio vantaggio la situazione.
La prima parte del film regge bene la trama: i vampiri iniziano la loro opera di terrore e morte e i superstiti della strage, inizialmente disorientati e in preda al panico, cercano un modo per sopravvivere un mese alla carneficina.
Suspense e tensione sono il perno attorno a cui girano i primi 60 minuti della pellicola, ma finiscono per scadere e lasciare spazio a uno splatter-horror tutto sangue e azione nella seconda metà, che si rivela più pesante e poco coinvolgente, durante la quale gli spunti interessanti sono veramente pochi e lo svolgersi della trama diventa piuttosto prevedibile e scontato, risolvendosi in un continuo inseguimento.

Esteticamente il film risulta essere una commistione tra il fumetto da cui è tratto e i videoclip nel repertorio del regista. L'ambientazione offre un contrasto molto ben riuscito tra il sangue che si riversa per le strade e la neve che ricopre il villaggio. Le inquadrature dall'alto e per le strade deserte di Barrow riconferiscono a tratti quell'alone di desolazione e solitudine irreversibile che si perde durante il film per l'azione esasperata (figlia di una trama comunque povera).

La caratterizzazione dei vampiri, che ben poco ha a che vedere con la tradizione, mi è sembrata interessante: gli spasmi incontrollati e le grida stridenti sono accostate a un linguaggio cacofonico arcano e a un'intelligenza umana (a parte l'esigenza di dover bruciare tutti i cellulari della comunità per isolarli dall'esterno...non bastava distruggere il ripetitore di segnale? e soprattutto perchè uccidono i cani da slitta quando gli abitanti possono comunque spostarsi coi fuoristrada?); ben riuscita, in particolare è la figura del loro capo, interpretato da Danny Huston (forse l'unico personaggio veramente riuscito del film), che in più di un'occasione si abbandona a frasi d'effetto sull'esistenza e sulla superstizione:
riferito all'esigenza di non lasciare testimoni del loro operato dice

Abbiamo impiegato secoli a fargli credere che siamo solo dei brutti sogni...non dobbiamo lasciar loro motivo di sospettare

o ancora in merito agli uomini

Credono in tante cose

Deludenti invece le interpretazioni dei fuggiaschi, che in più di un'occasione si mettono in luce per improbabili e inspiegabili strategie di fuga (conseguenza probabilmente sia della sceneggiatura di poche pretese, che dei pessimi attori), per le quali meriterebbero di essere divorati per manifesta stupidità.

Le più pesanti cadute di stile che abbassano non poco la valutazione sono indubbiamente la bambina assatanata presa in prestito da film dell'orrore di serie B, l'abbigliamento della maggior parte dei vampiri, che sembrano appena usciti da un negozio di Gucci, e la scena finale stile "duello epico" che dimostra, tra l'altro, come il protagonista Josh Hartnett (lo sceriffo) abbia nel repertorio due espressioni: col cappuccio e senza.

Per concludere: un film che ripensato a freddo mi ha ben poco entusiasmato, ma che appena uscito dalla sala mi ha fatto ammettere "beh dai, pensavo peggio". In ogni caso se non potete andare a vederlo, non vi perdete assolutamente niente.

15 febbraio 2008

.Into the Wild



Regia: Sean Penn
Sceneggiatura: Sean Penn
Cast: Emile Hirsch, Vince Vaughn, William Hurt, Hal Holbrook, Catherine Keener, Jena Malone, Marcia Gay Harden
Fotografia: Eric Gautier
Musiche: Michael Brook ,Eddie Vedder ,Kaki King
Montaggio: Jay Lash Cassidy
Anno: 2007
Nazione: USA
Distribuzione: BIM
Durata: 140'


Chiama le cose con il loro vero nome...


A completare questa 10 giorni di overdose di cinema, c'è forse il film che più attendevo e che paradossalmente sono andato a vedere per ultimo.

Che dire. Sean e Eddie mi avevano abituato a grandi cose ultimamente e non si sono di certo smentiti. La storia a grandi linee la conosciamo tutti e se non fosse stato per una regia superlativa (a tratti anche un po' compiaciuta), sicuramente saremmo usciti dalla sala con 2 ore abbondanti di banalità sulle spalle. Ma così non è stato.

Se vuoi qualcosa nella vita... allunga la mano e prendila...


Ogni singola scena, ogni singola inquadratura, ogni singolo fotogramma, erano studiati per determinare un percorso durante il quale Alex Supertramp ci accompagna nelle terre selvagge non solo per fuggire da qualcosa o qualcuno, ma per trovare altro, inseguire un'idea di esistenza slegata da consumismo e dalle odierne leggi sociali.
Eddie lo canta:

"Society, you're a crazy breed
Hope you're not lonely without me"


Potrebbe essere scontato dire che si vorrebbe essere in quel bus magico almeno per un attimo e vedere cosa si prova a tornare allo stato primordiale in completa solitudine, ma non posso fare a meno di dire che l'istinto in quei momenti è lì che, senza dubbio, mi avrebbe portato.
Il percorso del protagonista prevede tappe molto significative: l'incontro con gli ormai quasi estinti Hippy, la convivenza con un vecchio artigiano del cuoio che lo aiuta a raggiungere la saggezza, il rientro inaspettato e forzato nella vita frenetica della città (forse i 15 minuti più significativi del film), che rivela la sua definitiva inadeguatezza a farne parte.

Non amo di meno gli uomini, ma amo di più la natura...


In questo film Penn mette tutte le implicazioni a cui un viaggio del genere conduce. La difficoltà nel creare legami di sangue, l'iniziale affermazione dell'individualismo sull'amore e le spinte critiche idealistiche con tutte le loro contraddizioni.
I silenzi creati negli ampi spazi incontaminati fanno comprendere meglio di mille dialoghi il significato della ricerca.

L'essenza dello spirito dell'uomo sta nelle nuove esperienze...


Un film, insomma, che non può non emozionare e far riflettere e che risveglia in ogni spettatore la voglia irrefrenabile del viaggio on the road senza meta.

I knew all the rules, but the rules did not know me

La fotografica è fantastica; la voce narrante della sorella di Alex mai invadente; la regia ottima (Sean sta diventando un vero figo in questo); la storia coinvolgente; la colonna sonora (cerco di essere il più imparziale possibile) contestualizzata e accompagna in modo quasi inscindibile il film in tutta la sua durata:
tributo doveroso a Eddie

"Guaranteed"


(Golden Globe signori...)

Tante sono le citazioni presenti e come in un percorso ideale, anche queste conducono a quella più significativa e in qualche modo risolutrice, simbolo di una saggezza ormai raggiunta:

Happiness is real only when shared

11 febbraio 2008

.Cloverfield



Regia: Matt Reeves
Sceneggiatura: Drew Goddard
Cast: Blake Lively, Mike Vogel, Lizzy Caplan, Michael Stahl-David, T.J. Miller, Jessica Lucas, Odette Yustman
Produzione: Bad Robot
Genere: Fantascienza
Titolo originale: Cloverfield
Nazione: USA
Anno produzione: 2008
Durata: 78'
Distribuzione: Universal Pictures


Non so quale traduzione si possa dare del titolo del film ("campo di trifogli" non mi
sembra molto indicata) e quindi proverò a proporne una io: "mmmmmm chemmmerda".
Non lo dico così solo per fare del gratuito disfattismo, ma proprio perchè il grande evento pubblicizzato per mesi su internet, con notizie fasulle in tv e strategie di marketing complesse al fine di creare una enorme attesa, si è rivelato niente meno che una grandissima boiata.
Il film si dovrebbe proporre come una visione in soggettiva, tramite la handycam trasportata in giro per una Manhattan devastata, di un evidente ritardato mentale che risulta essere il miglior amico del protagonista, yuppie in partenza per il giappone che cerca in tutti modi di farsi accoppare da quella mostruosa creatura comparsa da chissà dove a New York.

La tecnica usata è la stessa di The Blair Witch Project, ma l'ansia creata è stata davvero esigua per un tipo di film che puntava giusto su questo(potrei soffermarmi a parlare della totale assenza di trama del film: da dove arriva il mostro? Perchè esplode il cranio a una tipa morsa dai ragni giganti? Le domande si sprecano, ma visto che l'unica prospettiva offerta per tutta la durata è quella di qualche vittima inconsapevole, l'assenza di risposte posso anche giustificarla), vista anche la banalità degli espedienti usati a questo fine: la scena in cui sono nelle gallerie della metropolitana e il protagonista rivela all'amico con problemi mentali che c'è la visione notturna per riprendere al buio è l'apoteosi della banalità...cosa si vedrà appena accesa la visione notturna? Forse i led zeppelin che suonano stairway to heaven in pigiama? Ovviamente no: mostri che solitamente emettono urla disumane a pochi metri da loro, in un quasi religioso silenzio.

Qualcuno è riuscito a dire che in questo film si è riusciti a dare una dimensione terribilmente drammatica e reale a un avvenimento palesemente inverosimile. Anche su questo avrei da ridire considerando che la ragazza che vanno a salvare i nostri eroi viene trovata agonizzante e dissanguata con un palo infilato nel petto nel suo appartamento, ma dopo pochi minuti si rivela essere la più energica e lesta a correre verso la salvezza.

La "storia d'amore", che dovrebbe essere l'unica base portante di questi 90 minuti di reality show, è sterile quanto ogni altro aspetto del film.
La colonna sonora è uno stupro per le orecchie.
Le riprese, che dovrebbero essere molto più nevrotiche, convulse, concitate, risultano essere parecchio inverosimili: non me lo immagino proprio un tipo che scappa da decine di ragni giganti e da un mostro alto 350 metri che durante la corsa tiene la telecamera quasi sempre perfettamente diritta inquadrando il centro dell'azione.
Per chiudere rifletto sul fatto che questi quattro sfigati, nonostante a New York ci siano milioni di persone, sembrano dei perseguitati dal mostro apocalittico, visto che in più di un'occasione questo sembri dedicare la propria attenzione quasi esclusivamente a loro.

Sicuramente al cinema la superficialità della sceneggiatura e l'assenza di vera e propria tensione finiscono per rendere poco credibile l'idea che l'avvenire di questo genere debba passare da qui.

Posso trovare un paio di aspetti positivi: l'assenza di tempi morti nel film (beh dura veramente poco) e la presenza di qualche trovata carina a livello di regia. Non chiedetemi di più.

- Non mi spiego come abbia fatto il tipo celebroleso che portava la videocamera a fare un montaggio così preciso delle scene salienti della loro epopea in giro per Manhattan, ma soprattutto dovrei farmi consigliare quali batterie usa perchè sembra abbiano una carica infinita -
In definitiva: un film che non consiglierei nemmeno al mio peggior nemico.

"Sarà una serata indimenticabile...": uscito dal cinema non la pensavo proprio così...